Smeraldo. Facili? Eppure ci fanno fessi
Facili? Eppure ci fanno fessi
Noi crediamo che il mondo proceda a scatti. Ma quando cambia qualcosa non succede simultaneamente per tutti. Se alcuni nostri antenati scoprirono la ruota, poniamo, in Mesopotamia, in Europa la ignoravano. Per secoli, dopo che Gutenberg iniziò la stampa, si continuò a compilare e a scrivere a mano.
Questa è una trappola in cui cadono anche i gemmologi. Più sono bravi, più hanno pratica di casi aggiornati, più si inoltrano nelle conoscenze e più pensano che queste conoscenze siano alla portata di tutti. Un gemmologo non può respirare senza un lentino al collo. Deve sapere che a tre metri da lui c’è un microscopio, un rifrattometro, uno spettrofotometro. Tutte le avanguardie di specialisti dimenticano la vita normale e quotidiana. Quella realtà in cui le cose sono sempre più approssimative, sfocate, incasinate.E i casi della vita tornano al laboratorio, sotto forma di pietre da analizzare. Oppure, se volete, come resoconti al dottore. Fig. 1 – Anello sottoposto ad analisi, con pietra verde taglio a gradini forma ottagonale dal peso stimato di circa 6.50 ct, contornata da 18 diamanti naturali dal peso di circa 0.13 ct cadauno.
Ci è stato sottoposto un anello di buona manifattura con una pietra verde contornata da pietre incolori, che dopo analisi si sono rivelate diamanti naturali: fin qui nessun problema. La pietra verde di medio/alta saturazione, con tonalità leggermente tendente al giallo (tipico colore degli smeraldi provenienti dalla Colombia) presenta anche ad occhio nudo diverse fratture ed inclusioni.A questo punto il ragionamento della stragrande maggioranza degli operatori è il seguente:
a) i diamanti sono naturali (mediamente di colore I/J purezza Si). b) lo smeraldo (ipotetico) presenta diverse imperfezioni. Se sommiamo entrambe le considerazioni, si può arrivare a questa conclusione: quest’ultimo non può che essere naturale. Fig. 2 – Ad una prima osservazione la presenza di diverse imperfezioni e l’aspetto (taglio e colore) della pietra inducono a pensare che la pietra sia naturale.
Purtroppo, nonostante il lentino evocasse una scena consueta negli smeraldi, contraddistinta da frequenti fessurazioni e formazioni granulari, la pietra in questione si è rivelata essere un’imitazione.
Il punto sta qui: difficilmente un operatore dispone di altro. È già molto che egli utilizzi una buona lente a 10 ingrandimenti. Questa pietra però richiede un po’ di più. Un laboratorio attrezzato ormai, per velocità, salta il microscopio e la strumentazione tradizionale e sottopone immediatamente la pietra ad un veloce check con la tecnologia “Raman”… ed ecco spuntare picchi anomali che inducono al dubbio. Dal dubbio si passa alla certezza che la pietra non sia naturale, perché le inclusioni indotte ad arte non riconducono a niente dell’habitat in cui cresce uno smeraldo. Ma anche qui è necessaria una galleria fotografica a portata di mano per confrontare ciò che si sta osservando con un set di immagini affidabili, oltre ad un microscopio a campo scuro di almeno 45 ingrandimenti.
Fig. 3 e 4 – Osservando la pietra al microscopio si nota l’assenza di minerali o cristalli inclusi (come ad esempio Mica, Albite, Dolomite e/o Calcite) e delle tipiche bifasi. Al loro posto bolle di gas e fratture indotte.
ARTICOLO del 04/12/2018 tratto dal sito Trasparenze.net
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